Scorbutico

scor-bù-tic-o

Significato Relativo allo scorbuto; che ha lo scorbuto; scontroso, bisbetico

Etimologia da scorbuto, voce dotta recuperata dal latino scorbutus, prestito del medio neerlandese scheurbut, che è dallo svedese skörbjugg. Questo continua l’antico nordico skyrbjúgr, composto di skyr ‘latte cagliato’ e bjúgr ‘piaga’ .

  • «Hai sentito come mi ha risposto? Non mi ricordavo fosse così scorbutico.»

Siamo ancora una volta davanti a una parola che dura più a lungo del suo referente originario. A differenza delle caterve di generazioni che ci hanno preceduto, noi con lo scorbuto non abbiamo più a che fare, e quindi abbiamo perso la presa diretta sui caratteri figurati dello scorbutico. Che però ci resta con un profilo cristallino — uno dei tanti che la lingua ci ha apparecchiato per descrivere qualcuno di poco simpatico, di poco garbato.

L’origine del nome ‘scorbuto’ è antica. Nell’antico nordico troviamo il termine skyrbjúgr, che indica un particolare male, già notato tipicamente nei naviganti, che era attribuito al consumo eccessivo di latte cagliato (skyr è il latte cagliato, bjúgr è la piaga); ma le piaghe non erano causate dal formaggio, quanto dall’assenza di altri cibi. La parola corre, passa in svedese e nel medio neerlandese, grande lingua di mare, tramite la quale arriva nel latino scientifico e quindi in italiano.
Sarà solo nel Settecento (è rimasto celebre lo studio clinico del medico scozzese James Lind, dapprima poco considerto) che si capirà che alcuni cibi prevengono e curano lo scorbuto. Ad esempio il capitano James Cook, celebre esploratore del tempo (che abbiamo già richiamato parlando di tatuaggi e tabù), si portò dietro nelle sue spedizioni agrumi e crauti in quantità — ricchi di vitamina C, la cui mancanza è ciò che in effetti provoca lo scorbuto — ed ebbe agio di far morire i suoi equipaggi di malaria e altri accidenti, ma almeno non di scorbuto.

Quindi, perché il nome di chi è affetto da queste piaghe da formaggio — lo scorbutico originario — arrivano a significare il bisbetico e lo scontroso?
Il salto che verrebbe subito da fare è: be’, vorrei vedere te con lo scorbuto, le gengive che sanguinano, coperto di croste, prostrato, inappetente, destinato a un fato funesto e ineluttabile, se saresti poi così gaio, brioso e bendisposto. In realtà pare che il percorso sia un po’ diverso — anche perché un discorso analogo avrebbe potuto esser fatto per qualunque altra malattia seria.

Sembra plausibile che la chiave di volta siano proprio le croste, dovute a diffuse emorragie sottocutanee. Lo scorbutico è letteralmente ruvido, scabroso — e segue la via metaforica del ruvido stesso, verso l’aspro, l’intrattabile, il duro.

Può essere stranamente scorbutica la vicina di casa, così chiediamo in giro per sapere se è successo qualcosa; può essere scorbutico l’idraulico che comunque continuiamo a chiamare perché come lavora lui nessuno; puoi apostrofarmi in maniera scorbutica quando eseguo in maniera incerta un compito che mi hai lungamente spiegato.

È una parola che ricerca l’impatto, l’incisività; è anche forte di un suono che è a sua volta ruvido e spezzato, capace di evocare nella sua pronuncia la smorfia della faccia scorbutica — lontano dalle leziosità del bisbetico, dall’etichetta dello sgarbato, dal dettaglio del brusco. E conserva anche la peculiare forza poetica del riferimento non tanto trasparente, fascinosamente criptico: mica è spiattellato come lo scontroso!

Parola pubblicata il 30 Aprile 2025